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"Se avete capito cos’è lasciarsi andare, l’abbandono, se tutto nel vostro corpo è aperto, libero, disteso e, particolarmente, la bocca, la gola le mani, gli occhi,
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allora non dovete fare proprio niente. Se non lasciare fare, lasciare nascere il bambino. Basta non fare opposizione, non spaventarsi, nè irritarsi della forza, della frenesia che il bambino mette a voler nascere.
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Infine, supremo sacrificio, abnegazione totale, bisogna dirgli dentro di sé sì, lasciami. La vita, la tua vita è là, davanti a te. Prendila."
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(Frederick Leboyer)
Tra suono e sviluppo umano c'è uno stretto legame. È usanza infatti di numerose civiltà utilizzare il canto per accompagnare i momenti più significativi della propria vita e per cercare di affrontarli nella maniera migliore, come ad esempio durante la gravidanza ed il travaglio, in cui è la madre stessa a cantare oppure una o più donne insieme davanti alla gravida.
Il canto carnatico, chiamato “canto delle vocali”, è una tradizione nata nel sud dell’India intorno al 2000 a.C. Tramandato di generazione in generazione, negli anni ’70 è stato ripreso e portato in Europa da un ginecologo francese, Frédérick Leboyer, figura centrale di tutto il fenomeno di innovazione avvenuto intorno al parto ed alla nascita, ( il cosidetto "parto dolce" ) che ebbe la geniale intuizione di associare e “accordare” tra loro suono, respiro e movimento, come tre nuclei centrali ed indissolubili nella nostra energia. Il canto carnatico non è quindi una forma di ginnastica o un esercizio, ma una ricerca interiore, una via verso la coscienza. Proposto alle donne in gravidanza specialmente come tecnica di autosostegno durante travaglio e parto ha la finalità di portare alla presa di coscienza del proprio essere tramite il respiro, il suono e la voce ed è consigliato anche in fase prenatale per creare un legame ancora più profondo con il nascituro.
Non si tratta di canzoni, ma di vocalizzi, che durano tutto il tempo del respiro, il quale diventa più profondo e, senza il minimo sforzo, il suono acquista profondità, dolcezza e una qualità particolare di ogni persona: con il canto carnatico si scoprono le proprie sonorità, strumento importante per la propria ricerca interiore.
METODO
Si inizia sussurrando una M, per passare alle vocali A-E-I-O-U, e finire nuovamente con una M. I suoni vengono modulati insieme al respiro, per tutto il tempo della fase di espirazione, con effetti profondi a livello psichico ed emotivo. Il canto si basa sulle raga (“emozioni”), le 72 note indiane alla base dei canti sacri.
Si consiglia di dedicare 10 minuti al canto, ogni giorno durante tutto il periodo della gravidanza, per prendersi cura di se stesse e lavorare sul legame con il proprio bambino.
BENEFICI
Il canto carnatico:
- affina la consapevolezza della respirazione addominale, molto importante in gravidanza perchè aiuta a guidare il corpo soprattutto nella fase espulsiva del parto, permettendo al dolore di attraversarlo scaricando le tensioni ma risparmiando le energie e permettere di vivere il travaglio in modo attivo.
- agisce positivamente sulla gola: il suono ne determina il rilassamento e dato che gola e utero sono collegati (se la gola è distesa lo è anche l’utero e viceversa), ben si può comprendere l’importanza legata al parto.
- aumenta l’ossigenazione con la conseguenza che i muscoli si rilassano e si alza la soglia del dolore. Le corde vocali vibrando fanno vibrare tutto il corpo. Più precisamente, la vocale A favorisce il rilassamento della gola e come conseguenza si ha una maggiore dilatazione vaginale durante il parto ( dato che gola e utero sono collegati ) mentre emettere suoni gravi favorisce la distensione del perineo.
- produce una sensazione di piacere in chi lo pratica poiché libera le endorfine. La voce è uno dei mezzi analgesici più potenti durante il travaglio. Concentrandosi sull’emissione del suono si facilita il pensiero positivo, necessario per mantenere una mente lucida, evitando così l'eventuale panico, e facilitando, di conseguenza, la nascita del bambino.
- affina e completa il lavoro delle asana (se abbinato alla pratica dello yoga in gravidanza) in quanto grazie alla modulazione del suono, si possono amplificare i benefici di alcune posture (posizione accucciata, posizione seduta sui talloni con braccia avanti, allungamenti su un fianco etc.) dato che l’emissione del suono attraverso le vocalizzazioni migliora e approfondisce la consapevolezza del proprio corpo. E viceversa, grazie alla pratica degli asana si accrescono i benefici del canto in quanto le asana donano maggiore sensibilità al lavoro incentrato sulla respirazione addominale che si fa lunga, lenta e profonda, associata al proprio ritmo respiratorio.
LA NOSTRA ESPERIENZA:
Ho appreso le tecniche del Canto Carnatico dalla maestra Yoga ed eutonista Giordana Valli, che mi ha seguita anche con il Metodo Resseguier. Confermo che cantare - anche se, per la precisione, si tratta di vocalizzi - è una esperienza davvero liberatoria, potenziante e gratificante. Perchè aiuta ad entrare in profondo contatto con se stesse, con le "proprie personali corde" e quando si riesce a percepire le onde di vibrazione che attraversano il corpo dall'alto al basso e viceversa, ci si sente davvero strumento di risonanza della Vita e dell'Universo.
Ho avuto la fortuna di accompagnare i miei vocalizzi con l'armonium di Lorenzo, figlio di Giordana scomparso tragicamente qualche anno fa: per me è stato un onore poterlo suonare e fare da testimone, con la mia bimba nel grembo, a questo "passaggio di testimone della Vita", che è infinita ed eterna, anche se non sempre e non tutti ci possiamo incontrare sugli stessi livelli di esistenza e coscienza.
Ho imparato ad emettere il suono e i vocalizzi in 3 modi (dato che, di fatto, non si sa come si arriverà al parto, se il corpo è stato ben allenato, poi durante il momento del travaglio riuscirà più facilmente a trovare la soluzione più fisiologica) tramite:
- respirazione addominale profonda emettendo il suono durante lo svuotamento dell'addome, basculando il bacino
- respirazione addominale profonda emettendo il suono durante il riempimento dell'addome, basculando il bacino
- respirazione addominale profonda mantenendo fermo il bacino
Quando sono arrivata in ospedale, durante il brevissimo travaglio che ho avuto (3h) , il canto carnatico mi ha accompagnata per tutto il tempo, mi ha aiutato a raggiungere la rottura delle acque e a gestire il dolore delle contrazioni e l'improvvisa paura sopraggiunta quando ho avuto il pensiero che la bambina non sarebbe riuscita ad uscire perchè il mio bacino è molto stretto ... ogni donna si concentra sulle vocali che preferisce, io ricordo di essermi appoggiata molto sulla A e sulla O, oltre che sulla M nei momenti pre-contrazione.
PERCHE' PROVARLO:
Il Canto carnatico è sicuramente da aggiungere alla propria preparazione al parto perchè cantare, sentire i propri suoni, oltre a dare effettivo supporto nella gestione del dolore (al pari di un analgesico ma senza controindicazioni ), libera una grande carica di energia vitale che ti fa sentire profondamente femmina, donna, madre e copartecipe del mistero buono e grande della Vita.