"AIUTAMI A FARE DA ME" è un motto di Maria Montessori che è a fondamento di qualsiasi sistema educativo, basato sull'autodeterminazione dei bambini e delle bambine. E' una frase  densa e narrativa, che presuppone una serie di prospettive e traguardi pedagogici, che riguardano sia le acquisizioni dei bambini, che quelle degli adulti. 

Aiutarli a fare da soli, significa aver presente i bisogni e le esigenze dei bambini, non sostituendosi a loro, nè anticipandoli, ma mettendoli in grado di sperimentare la propria autonomia. Questa posizione è un'esercizio di centratura anche per l’adulto.

La tendenza protettiva dei genitori spesso li porta ad evitare che i bambini facciano da soli, "facendo fatica", o "perdendo tempo" su acquisizioni che è più facile somministrare dall'alto. Inoltre va tenuta presente la componente della “scelta”. Ragionare da adulti in una prospettiva di autonomia dei bambini, significa rispettare le loro priorità, ma saper rispettare anche anche che quasi mai queste coincidono con le nostre. Forse è questa la situazione che ci mette maggiormente alla prova.

Accade che rimangano 5 soli minuti per uscire di casa, quando Luigino decide di sperimentarsi nell'autonomia dell'infilarsi le scarpe da solo. Che cosa fare nel rispetto di Luigino, delle sue autonomie, ma anche dei nostri ultimi 5 minuti prima di lasciare la casa? Che cosa ha priorità in questa situazione?

Si può liquidare sbrigativamente il desiderio di Luigino di infilarsi le scarpe da solo, dicendogli che non c'è tempo, ma ciò sarebbe in contrasto con la nostra credenza di quanto sia importante offrire sempre il nostro aiuto ai piccoli. Inoltre le mamme pensano di sapere che in 5 minuti Luigino non si infilerà le scarpe (per quanto queste abbiano il velcro e siano montessorianamente riposte alla sua altezza). Quindi che fare? Accondiscendere, dandosi tempo, oggi non è proprio possibile! Dimentico la Montessori? O mi impongo l'irreale postura della pazienza a oltranza?

Qualche volta potrò aspettare che Luigino si infili le scarpe da solo e qualche altra volta Luigino dovrà capire che la mamma ha molta fretta. Questo tandem di rispetto reciproco sarà alla base di una relazione di fiducia tra la mamma e il piccolo Luigino, che inizierà a capire che la priorità del poco tempo a disposizione della mamma, non significa un diniego, ma semplicemente un'attesa.

Abbiamo estremizzato questa situazione solo per rassicurare i genitori che la Montessori non è una medicina con una precisa posologia, ma un' orientamento di pensiero che occorre fare proprio, calandolo nella propria realtà personale e sostenibilità del momento.

La regia di saper predisporre un tempo e un luogo opportuni in cui il bambino si sperimenta nel poter fare da solo deve essere dell'adulto. E' il genitore che contestualizza e finalizza le azioni dei bambini, fin da piccolissimi, restituendo un significato ai loro gesti. Spesso i genitori ci dicono di non avere il tempo per aspettare che i bambini facciano da soli, dimenticando che la propria parte di aiuto consiste sia nel sostegno operativo (tempo e organizzazione degli spazi a misura), ma anche in quel prezioso sostegno invisibile fatto di fiducia, incoraggiamento, supporto fisico e psicologico, nonchè ottimismo sui risultati!  Ti aiuto a fare da solo, perchè so che ce la farai! 

Quando noi incontriamo i genitori nei gruppi, che periodicamente facciamo nelle nostre scuole del Puntino, presentiamo loro la nostra esperienza, premettendo che non abbiamo la bacchetta magica o soluzioni portentose. La genitorialità è un abito su misura: ognuno ha il suo, che prende forma con il paziente e meticoloso lavoro di cura dei nostri figli.

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2) Il pedagogista Loris Malaguzzi, fondatore del Reggio Children Approach, ha insegnato che il bambino è dotato di CENTO LINGUAGGI, ossia plurimi accessi alla realtà e al mondo: per questo motivo egli deve essere messo nelle condizioni di attivare contemporaneamente più modalità espressive, esercitando contestualmente le mani, il pensiero e le emozioni. Siete le fondatrici del PUNTINO COLORATO, la prima Scuola dell’infanzia Bilingue interamente dedicata all’Arte: a che immagine di bambino Vi ispirate nel Vostro quotidiano, solare ed instancabile lavoro educativo? 

Grazie di questa bella domanda. Effettivamente spesso ci chiediamo a quale immagine di bambino ci stiamo riferendo. E' molto importante chiederselo sempre.

Noi lavoriamo con piccoli in età prescolare dai 2 ai 6 anni. E' un' età molto interessante e promettente, di profonda trasformazione e crescita psicofisica. La metafora che usiamo per definire il nostro intervento educativo è quella della semina. In questo periodo di sviluppo dei bambini bisogna seminare.

L'Arte è per noi una lente attraverso la quale guardare la realtà. Il pensiero concreto caratteristico di questa fascia d'età è allenato attraverso l'uso di varie tecniche artistiche, ma anche con la proposta di situazioni esperienziali, divertenti, interessanti e stimolanti che rendono memorabile la situazione proposta.

Oltre che alla consueta programmazione dedicata allo scorrere del tempo e delle stagioni della scuola dell'Infanzia, il nostro programma tocca infatti anche concetti molto astratti come la velocità, l'equilibrio, la comunità, l'amicizia, che vengono fatti sperimentare ai bambini in situazioni costruite ad hoc dalle loro teachers: i laboratori che quotidianamente svolgono.

L'esperienza è orientata solo all'apprendimento dei bambini, ma anche alla nostra osservazione di quello che è accaduto e all'apporto innovativo che i bambini stessi ci danno nel vivere l'esperienza. Quindi non sono solo loro ad imparare da quanto noi proponiamo, ma anche noi impariamo tanto da loro e rimodellando e attualizzando la loro immagine.

Il pensiero del bambino e le loro opinioni e credenze personali sono molto interessanti. I bambini, a dispetto di quanto noi adulti crediamo, sanno prendere una posizione definita su quanto accade a loro, ma anche su cosa accade nel mondo che li circonda. Non affrontare mai con loro riflessioni che li riguardano è sbagliato, perchè priva noi adulti della conoscenza delle loro prospettiva e viceversa ai bambini della nostra. I bambini vanno sempre informati di dove andranno, perchè e con chi. Si può chiedere la loro collaborazione quando si ha fretta, quando si deve fare la spesa con loro, o quando si deve fare una telefonata importante senza essere disturbati. I bambini sono generosi e collaborativi, se capiscono cosa gli chiediamo; ci aiuteranno sempre e se questo non accade significa che il nostro "bambinese" è da rivedere.

Il momento in cui proponiamo questo lavoro di conversazione ai nostri puntini è quello del circle time, in cui li alleniamo anche ad esprimere le loro emozioni e bisogni, li informiamo di cosa faremo durante la giornata, ascoltiamo le loro argomentazioni

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3) Il Prof. Howard Gardner (docente di Cognitivismo e Pedagogia  alla Facoltà di Scienze dell'Educazione all'Università di Harvard) propone il superamento della vecchia concezione d’intelligenza come fattore misurabile tramite il Q.I. (quoziente di intelligenza) descrivendo il bambino come portatore non di un'unica intelligenza ma di DIVERSE INTELLIGENZE (linguistica, musicale, logico-matematica, spaziale, corporea-cinestetica, intrapersonale, interpersonale, naturalistica, spirituale) ovvero numerose strade/opportunità per raggiungere un obiettivo. Francesca, tu hai creato l’Arte vista così (Laboratori di Storia dell’arte per bambini sotto i sei anni, creati con un metodo innovativo e divertentissimo) e seiautrice di  5 volumi di una collana che ha lo stesso nobile fine dei laboratori:Sbuccia e Puntino, l’arte vista così! mentre Cristina oltre ad essere Coordinatrice Pedagogica laureata in lettere moderne ad orientamento pedagogico, stai sviluppando un lavoro di ricerca e formazione sulla scrittura, come pratica di cura nelle relazioni educative. Insieme avete appena pubblicato il manuale "Il Metodo Puntino" ( distribuito anche su Amazon - qui): come il Metodo del Puntino Colorato può aiutare a scoprire, comprendere e attuare diverse o nuove intelligenze? Nel bambino ma anche nel genitore alla prese con il proprio figlio?
I bimbi sono per loro natura in una dimensione evolutiva che li porta ad esplorare la realtà con sensibilità e creatività! Il metodo del Piuntino Colorato non mira a infondere nei bambini quante più nozioni possibili, ma intende piuttosto scoprire e valorizzare in ciascuno di loro la consapevolezza degli strumenti e dei modi che servono per creare le proprie conoscenze, per esplorare l’ambiente, per costruire le relazioni con gli altri. L’attenzione e la cura per la dimensione affettiva e relazionale del bambino permettono di formare quella sicura base di sviluppo su cui ogni individuo può iniziare a modellare il proprio sistema di esperienze, che creano conoscenza. La scelta pedagogica da cui prende avvio il nostro percorso vede l’Arte come sfondo integratore di tutti i Campi di Esperienza della Scuola dell’Infanziae il bilinguismo, o meglio plurilinguismo, come attitudine culturale allo sviluppo del pensiero creativo e divergente.
L’attenzione e la cura per la dimensione affettiva e relazionale del bambino permettono di formare quella sicura base di sviluppo su cui ogni individuo può iniziare a modellare il proprio sistema di esperienze, da cui i bambini traggono le proprie conoscenze e sviluppano la personalità.

Il metodo non mira a infondere nei bambini quante più nozioni possibili: non li vuole intelligenti, efficaci, precoci a tutti i costi. Intende piuttosto far scoprire e valorizzare la consapevolezzadegli strumenti e delle strategie individuali che servono per creare le proprie conoscenze, per esplorare l’ambiente, per costruire le relazioni con gli altri e per diventare autonomi.

* Decreto Ministeriale 3 giugno 1991, Orientamenti dell'attività educativa nelle scuole materne statali. https://www.edscuola.it/archivio/norme/decreti/dm3691.html

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EDUCARE ALL' AFFETTIVITA': Il setaccio

L’affettività è uno dei fili conduttori del metodo, forse è quello più trasversale, che fa da sfondo e collante al lavoro sull’Arte e a quello sull’apprendimento delle lingue.

Riportare l’attenzione sulla dimensione affettiva significa interrogarsi sulla qualità delle emozioni, dei sentimenti e anche delle relazioni, che orientano la crescita del bambini. A scuola la dimensione affettiva perde via via di importanza con lo scorrere dei cicli. Se all’asilo nido gli interventi delle educatrici sono molto attenti allo sviluppo affettivo del bambino, alla scuola dell’infanzia vengono dati per scontati, alla scuola primaria acquisiti e alla scuola superiore dimenticati. Per arrivare all’Università dove si è solo numeri di matricola. L’oblio dei sentimenti e delle emozioni, e la spersonalizzazione dei rapporti, influiscono negativamente sulla crescita e sullo sviluppo dei bambini e poi dei ragazzi. La scuola si focalizza via via sui contenuti, dimenticando che l’apprendimento di questi ultimi, passa inesorabilmente attraverso delle emozioni e dei sentimenti, che li filtrano, selezionano e gli danno un senso. Sentimenti ed emozioni colorano gli apprendimenti “setacciando” che cosa trattenere, modificare, plasmare, o rimuovere. Così come esperienze vissute in un ambiente favorevole aiutano gli apprendimenti, allo stesso modo eventi traumatici li scoraggiano.

EDUCARE ALL' ARTE: La lente

Con Puntino Colorato, il vivere creativamente diventa modus operandi, poichè i laboratori artistici vengono proposti quotidianamente ai bimbi di età prescolare, con l'obiettivo di invitarli a guardare “oltre” e ad affidarsi ai loro sensi, oltre che alla testa, per imparare a conoscere il mondo e a farsene un’idea propria.

Ogni argomento viene trattato attraverso un laboratorio che stimola una visione differente dei temi proposti, proprio perchè entra a far parte della dimensione personale e percettiva del bambino. I bambini esplorano la realtà e ne creano di nuove, sperimentando; lo fanno sempre attraverso il gioco e usando la loro sfera emotiva fatta di mille sfumature. In questo modo il bambino può sperimentare in prima persona, attivamente e creativamente, attraverso la propria pelle, i sensi, per costruire la propria conoscenza. Questo percorso in cui l'adulto guida il bambino, astenendosi dal giudizio, lo rende più ricettivo poiché capisce che l’obiettivo non è quello di realizzare un prodotto finale “gradevole”, ma di sperimentare un processo creativo attraverso il quale si impara più spontaneamente ogni cosa, e con meno fatica.

EDUCARE AL BILINGUISMO E PLURILINGUISMO: Il passepartout

Nei bambini in età prescolare, è tipicamente presente una naturale propensione all'apprendimento delle lingue. Questo slancio dei bambini ad impararle con facilità, ha delle caratteristiche molto diverse rispetto all’apprendimento in età adulta, e naturalmente varia da individuo a individuo. Anche l'apprendimento delle lingue corre di pari passo con la predisposizione emotiva, che facilita, o talvolta ne ostacola l'armonico sviluppo. E' perciò fondamentale avere una comunicazione affettiva e calda quando si tratta di introdurre qualsiasi lingua al bambino. L'Italia è uno dei pochi Paesi al mondo ad avere una cultura prevalentemente monolingue; tuttavia l'inevitabile apertura verso le altre culture sta rapidamente cambiando lo scenario a favore del plurilinguismo. E' facilmente rilevabile come un gruppo di bambini in età prescolare e scolare sia caratterizzato da famiglie che vengono da altri Paesi, che hanno una madrelingua, o “padrelingua”1 diverse dall'italiano. Questi bambini cominciano il loro percorso scolastico già esposti a più codici linguistici, a più culture e con una conseguente apertura a modalità espressive differenti. Il metodo Puntino Colorato usa l'inglese come lingua veicolare. Questa scelta deriva esclusivamente dal fatto che si tratta di una delle lingue più parlate al mondo e non certo perché la riteniamo “più nobile” di altre. Tutte le lingue hanno pari dignità, non ve ne sono alcune più importanti di altre, ma vi sono certamente lingue più parlate per ragioni storiche, o economiche e che, se imparate fin da bambini, agevolano la comunicazione, e magari la futura professione. Nelle famiglie plurilingui è auspicabile che i genitori trasmettano la loro preziosissima lingua ai figli, qualsiasi essa sia. Non parlare ai bambini la propria lingua di provenienza sarebbe come privarli della propria identità culturale...una grande perdita! La possibilità di parlare coi nonni, gli zii e gli amici quando si torna a casa, specie se è dall'altra parte del mondo, è molto importante per tutti, anche per i bambini.Se questo processo è offerto in maniera naturale, spontanea, anche a scuola, ecco che tutto prende una forma più leggera e i bambini non lo sentono come un peso. Ascoltare tutto il giorno la maestra che parla in inglese, è piacevole, perché il profondo affetto e la fiducia che provano per la loro maestra, li porta ad affezionarsi alla sua lingua

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4) Come donne e mamme avete un consiglio che desiderate regalare ad una bimba di 3 anni e mezzo, per il suo futuro? 

Il consiglio è meglio darlo a chi si occupa di lui: è quello di vivere al meglio la relazione con i nostri figli, divertendosi e stando bene con loro. Vedendo la felicità e il benessere di entrambi come gli obiettivi ultimi della relazione.

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TROVI FRANCESCA E CRISTINA VIA SOCIAL QUI:

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 Puntino Colorato

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RINGRAZIO di CUORE FRANCESCA e CRISTINAper il loro straordinario lavoro educativo- pedagogico e invito tutte le mamme e papà e le famiglie con bambini in età pre-scolare 0-6 a conoscere e valutare di mandare i propri bambini al Puntino Colorato di V.Sangallo o V.Mora (se si abita a Milano) o di leggere il nuovissimo manuale dedicato al METODO PUNTINO COLORATO

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  • " Ci auguriamo di lasciare nel percorso di crescita dei vostri bambini
  • un Puntino tutto Colorato"